Buongiorno a tutti!
Oggi (l’idea parte da ieri in realtà), percepiamo che il meteo ci suggerisce di partire più “scialli”. In pratica, spiegando meglio: sia il meteo, visto ieri, sia il tempo, visto oggi, ci suggeriscono che possiamo anche contemplare di non attenerci ai soldateschi ritmi dei giorni precedenti. Solo intorno alle 8:15, quindi, concludiamo la bella consuetudine mattutina della colazione e, successivamente, delle lodi mattutine. A giorno fatto, potendo apprezzare i colori, nel fresco ma umido mattino, del paese che stiamo lasciando, partiamo silenziosi meditando e facendoci guidare dal versetto del salmo “La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza“.
Anticipiamo che in realtà Montefiascone si avvale di circondarsi di frazioni particolarmente distanti dal suo centro, infatti la nostra meta, tardamente raggiunta, è Paoletti, una di esse, e come detto, piuttosto distante da Montefiascone. Ma ci torneremo dopo.
Attraversiamo silenziosi, forse perchè cominciamo ad adeguarci a ciò che il nostro pellegrinaggio chiede al nostro fisico, una zona collinare fatta di ambienti misti che circonda il lago di Bolsena, lambendo uliveti, campi e boschi selvaggi. (d’altronde, però, non é che i boschi selvaggi devono essere sempre come nei film eh!).
Giungiamo dopo un continuo e stoicamente superato alternarsi di bosco e non bosco, a strade sterrate come uno se le immaginerebbe e qualche incrocio con strade extraurbane nelle vicinanze del paese di destinazione (ma ecco… un momento, chi vivrà vedrà: che ore sono? Appena Le 11 di mattina. E quando finirà la tappa?
Ve lo dico io: alle 17.
Giungiamo -come detto- al paese di destinazione, Montefiascone, nome usato in varie maniere, colpa della stanchezza, in vari giochi di parole delle più varie e originali nature nei seguenti 150 metri, prima che il pensiero generale si sposti sul tema “spesa per il pranzo”, dato che poco dopo il cartello di Montefiascone senza barra rossa (quello di inizio) si trovava un supermercato, da ieri era meta prevista per comprare qualcosa da mangiare. Questo momento, tra l’altro, é stato bello, perchè i tanti gruppi che le diverse andature tra noi avevano creato, si sono con energia improvvisa riuniti, anche tra chi era stanco, meno stanco, dolorante e ammaccato. Perchè? Ci piace pensare che sia perchè ci cerchiamo a vicenda e stiamo comunque bene insieme e vicini, in questa metafora della vita vera e propria che è il pellegrinaggio. Che bella cosa!
A spesa fatta, camminiamo verso il borgo alto di Montefiascone e sostiamo in un bel parco ombreggiato da grossi alberi. Il parco era particolarmente bello e dedicato oltretutto alla memoria di un giovane partigiano diciannovenne che coraggiosamente resistette alle torture dei nazifascisti senza rivelare loro le informazioni richieste. Siccome in un pellegrinaggio del genere si impara a conoscersi meglio, abbiamo potuto rafforzare i nostri legami di amicizia con giochi, scherzi, battute in maniera più intensa di come si fa di solito. Crediamo che sia una bellissima cosa.
Chi scrive ha fatto l’errore di pensare che la sosta al parco, di fatto al comune d’arrivo, significasse quanto meno che il peggio era passato. NO. Almeno perchè chi scrive ha riflettuto sul fatto che psicologicamente, sapere di essere arrivati quando non è vero, fa pesare i chilometri a venire come macigni.
Poco distante dal parco, però, siamo entrati nella rocca di Montefiascone, che tra irte salite gradinate in salita e in discesa custodisce un bel giardino panoramico molto bello e molto panoramico sul lago di Bolsena e la grande cupola della basilica di Santa Margherita, tra le più grandi d’Italia per diametro, 27 metri, e ora tra le più famose DEL MONDO dopo l’esibizione di alcuni di noi nel ritornello cantato di taizè “Laudate omnes gentes”, provato fino a tardi nella cappellina del’ostello di Bolsena, che ha risuonato con lunghi riverberi.
Giriamo e giriamo pensando di essere quasi arrivati ma all’arrivo mancano ancora alcuni dolorosi chilometri.
Alla fine, perchè tra tutti sappiamo anche essere in gamba, arriviamo intorno alle 17 al rurale ostello nella frazione di Paoletti dove siamo accolti dai proprietari, Immacolata e Franco. La simpatia dei due proprietari si rivela pian piano durante la cena a base di ottime cipolle.
Dopo la cena, in conclusione della giornata, celebriamo la messa in fraternità, durante la quale risunano gli echi delle corde che la Parola sta facendo risuonare dentro di noi. Sempre più amici e sempre più vicini alla meta del pellegrinaggio (Montefiascone ci ripete a suon di cartelli e targhe di essere il borgo a 100 chilometri di distanza dalla tomba di Pietro) andiamo a coricarci per fare il pieno di energie.
Che bel pellegrinaggio, e che bello stare insieme! A domani!
Montefiascone, 29 agosto 2025


