Perché “HAGAN LÌO” ? Cosa significa ?
Fare “lio” è un termine corrente che il Papa ha usato nel suo dialogo con i giovani a Rio de Janeiro. Ma con una applicazione che lo rende singolare. “Desidero dirvi ciò che spero come conseguenza della Giornata della Gioventù: spero che ci sia chiasso. Però io voglio che ci sia chiasso nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade”.
Il papa vuole che ci sia “lio”, chiasso, rumore, movimento, che i giovani reclamino spazio nella società, e, perchè no, anche nella Chiesa. Le chiese sono spente – sembra dire papa Francesco – là dove i cristiani non “hacen lío”, i sacerdoti non escono all’incontro con le “pecore” che gli sono state affidate, l’esistenza stessa non ha il sale del buon lievito di evangelica memoria.
L’idea stessa che la Casa di Dio debba aprire le sue porte non è nuova. E’ vecchia come il cristianesimo. Il “hagan lío” di Francesco è perchè le porte delle chiese siano sempre spalancate e possano dare ricovero all’umanità dolorante del popolo di Dio in cammino nel mondo. Ma anche che dall’interno del luogo di culto si possa uscire per portare al mondo, cioè a tutti, il tesoro che vi viene custodito.
“Hagan lío”, “non rimanete silenziosi”, “fatevi sentire”, ha ripetuto più volte papa Francesco nei discorsi ai giovani. Questa espressione ritorna anche nel Messaggio del papa per la XXXV Giornata Mondiale della Gioventù“Giovane, dico a te, alzati!”, che si è celebrata a livello diocesano il 5 aprile 2020, la domenica delle Palme. La Buona Notizia non è silenziosa. Ci sta dicendo di non stare zitti. Non lo è stato Gesù quando ha cacciato i mercanti dal tempio o quando volevano lapidare l’adultera. Fatevi sentire: un protagonismo, un farsi vedere, ma con qualcosa di positivo dentro.